venerdì 19 dicembre 2014

L'Origine


Rapito nell’estasi del desiderio
coltivo il sogno d’amore
nel buio della notte
le tremule luci sulla collina
piccole fiammelle sfidano le stelle.

La mente gioca col sentimento
negli occhi diafana figura
brilla  sotto l’argentea luce
danza  di veli e trasparenze.

L’essenza si stacca dal corpo
assente rimane a osservar
l’interior se stesso rincorrere
l’eterea creatura.

Fauno incantatore soggioga
i veli scompaio nude essenze
si stringono l’aria si scalda
il vento porta la melodia
della natura canto  di uccelli
in perfetta armonia con l’universo
ad ogni trillo barlume d’energia nasce
nel ritmo primordiale.

Amplesso cosmico dell'Origine si rinnova
nuova materia si fissa nella volta indaco
linee invisibili collegano il tutto
rossi fili nati dal gentil pensiero.

Il sogno svanisce
le essenze tornano nei corpi
l’astrazione dell’amore prende forma
i corpi s’incontrano
reale ciò che era fantasia
l’universo si espande a benedire
l’union d’anime ora Uno.


Alessandro Lemucchi ©

Alla mia Musa.
Ti amo vita mia. 

mercoledì 17 dicembre 2014

Primo incontro

Le corriere arrivano una dopo l’altra
con il cuore esce dal petto
gli occhi ansiosi cercano
uno stridio di freni
suono di campane a festa sovrasta
a dare sacralità al momento.
Gente che si accalca alle porte
una figura spicca su tutte
bella e dolce nella semplicità
si guarda intorno cercando
il volto  dell’amore
un sorriso la illumina.
Una corsa tra persone estranee
uno di fronte all’altro
occhi lucidi che parlano
di emozioni rimaste sopite nell’anima
dalla lunga solitudine
prepotenti riprendono vita
trascinando mente e cuore
nel vortice del sentimento.
Una rosa nascosta nella mano
come pegno d’amore
un bacio fuggevole
sfiora le gote
timido approccio
del primo incontro a lungo sognato
e col cuore in gola desiderato.
Paura di esser sbagliato
e alla vista di lei inadeguato
parole strozzate in gola rimangono
chiuse dalla stupenda bellezza.
Mani che si sfiorano
sorrisi che si aprono
caleidoscopio per un amore
appena nato.
I corpi si sono incontrati
le anime vibrano all’unisono
riscaldate dal lungo abbraccio
la paura scompare
un timido sole
spazza via la nebbia del mattino
e con essa i timori si dileguano.
Mano nella mano inizia il cammino
una nuova vita attende
con la città spettatrice senziente
di questa amore nato nella poesia.

Alessandro Lemucchi ©

Un amore nato nella poesia.
Ti amo vita mia.

martedì 16 dicembre 2014

Prima notte d'amore


 
Titubanti con pudico rispetto
i corpi si svelano
l’attesa del momento tanto agognato
diventa un ricordo lontano.
Le fantasie del sogno
sono li a un passo
brividi bollenti attraversano
la mente come fiumi lava.
Il desiderio sale a ogni tocco
le mani simili a petali vellutati
sfiorano le gote dell’amata
un fremito la percorre
dischiude le labbra e aspetta.
I “mi manchi” sussurrati nell’etere
non hanno più ragione d’essere
solo la paura frena l’impeto dell’attimo.
Le bocche si bramano
delicata unione assapora l’anima
liberata si abbandona all’estasi.
La pelle è calda
magico ed inebriante il profumo
fragranza d’amore unica e travolgente
cresce il fervore
danza ritmica di gesti antichi
ballata su una melodia
di gemiti e sussurri
a lungo solo immaginati
ora realtà concreta dell’unione
abbagli di colori esplodono
nella mente piccole nebulose colorate
i due spiriti sono uno.
L’universo plaude al ricongiungimento.
Stanchi e appagati
i corpi si stringono
parla solo il silenzio assordante degli occhi
dolcezza infinita
le parole non servono
tutto è stato detto.

Alessandro Lemucchi ©

Dedicata a colei che ha portato il sole nella mia vita.
Ti amo mi amor.

venerdì 28 novembre 2014

Egeria


Assurto al trono di Roma
delle responsabilità il peso gravava
stanco e assorto
nel sacro bosco pensier meditava
ma del intento suo non era certo.

La ninfa all’ombra della sacra quercia
assiste all’interior tormento
e lei che della purezza del cor è pria
al pio re si palesa per dar conforto.           
                                                                                                                         
Amor divino di passion si tinge
e a coronar sogno
il sovrano nozze indice.

Amante devota e  dea saggia
nel elargir consiglio
di luce divina il consorte irraggia
e dall'esser ingiusto allontanò il periglio.

Dea immortale maledì Atropo
che cieca al suo ingrato compito assolse
dell’amato sposo il fil recise
unica ragion di vita e senza non ebbe scopo.

Nel bosco a Diana sacro cercò riparo
lacrime inarrestabili
i suoi occhi profusero.

La Madre mossa a compassione
il suo dolore volle placar
di fonte pura ne fece creazione
a cui i mali d'amor dissetar.


Alessandro Lemucchi ©
 
Foto dipinto su ceramica autore: Maria Palumbo Giordano 


 

mercoledì 26 novembre 2014

Ode alla musa



 

Che cos’è la musa?

Un alito di vento

ghibli che attraversa il deserto

modellando piccoli granelli di sabbia

in armoniosa visione sotto un cielo sempre terso.

Ella ti avvolge nel suo caldo abbraccio

e sussurra alla mente

con un eco lontano di ancestrale ricordo.

Sia Calliope osannata nei secoli

o dolce donna al cuore cara non importa.

Ella sempre trova la chiave dell’anima

che non è sorda al suo richiamo.

Essenza pura aleggia nell’etere

ispira fraseggi rubati alle stelle

al suo spaurito discepolo

che al suo consiglio tanto anela

prende l’incerta mano sul bianco foglio

da voce al pensiero

guida le parole con diesi perfetta

e fa che l’emozione di un sogno

al mondo egli trasferir possa.

 

Alessandro Lemucchi ©

 

martedì 21 ottobre 2014

La gioventù der core

La vita è proprio strana ciò er core
che nu la smette de fa er pazzo
e c’è manca solo che me metta strappà
li petali de ‘n fiore
però  c’è da di che dentro a sta cosa
io ce sguazzo.
Se po’ all’età mia ‘nnamorasse
come ‘n regazzino?
Er destino c’ha messo lo zampino
e  se sta a pia ‘na burla
vò da la passione famme consumà
pe’ giocamme quarche scherzo strano.
C’è sta ‘na pischella ch'è nata
sotto er sole campano
all'ombra der Vesuvio
è da ‘n po’ che se beccamo
è ‘na donna de le più sincere
e quanno me racconta nu me dice t’amo
ma se sente che quarcosa prova
me sta a diventà ‘n chiodo fisso
tanto che me so ringalluzzito
perché se ‘nteressa a uno come me
che de certo nu  né ‘n Casanova.
‘Nu me pare vero
guardo li fiji mia e me domanno
ma a l’età mia ce se po’ ‘nnamorà a sto modo
so loro che deveno perde la testa
che c’hanno l’età  pe’ fa ste cose
de corre appresso alle regazze
io ormai so’ attempato er tempo mio l’ho fatto
e si poi me sbajo e nu è vero
e che tutto ‘n firm che me so fatto io
nu so se ce la faccio a ripiamme da la botta
e mejo lassa perde che sti giochi ‘nu so più pe’ me.
Ma poi er telefono squilla
e er core sar’impenna
sento la pischella che me parla
e co’ ‘na voce doce come er miele  me dice
“cucciolo come stai”
e io me squajo come ‘n regazzino alla prima cotta.
Che devo dì nu lo so.
So solo che quanno ‘na donna a ‘n’omo
je pia la mente pe l’omo nu’ c’è più speranza
l’ama e basta.



Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.





lunedì 21 luglio 2014

Specchio

Immagine riflessa incerta rimane
a contemplar  real tristezza.
Universo parallelo ella vive
mani che toccano fragile cristallo
a dividere insuperabile
barriera del sogno
cui l’essenza si crogiola.
Voglia estrema
di trasferir nel riflesso
l’abisso senza fondo del cuore
baratro immane dove l’Io
assiso in bilico sul bordo
assiste smarrito
alla distruzione dell’anima.
Il dolore governa la vita
con leggi all’umano ignote
dal fato scritte senza che lo spirito
abbia potere alcuno.
L’essere pace non trova
catene di fuoco
attorcigliano l’intelletto
e pensiero fisso assedia
maledetti gli Dei
che prigionier di corpo l’han creato.
Guscio cui si sfugge
solo abbracciando la follia  
che la morte regala
nell’esalar ultimo respiro
risposta alla domanda.
Se io il riflesso e l’altro
nello specchio il reale.

domenica 1 giugno 2014

Oggi è una giornata così!

Sono invisibile! Quella sensazione che si ha quando le persone che fanno parte della tua vita: ti guardano come se non esistessi. Perché convinti del loro insindacabile giudizio e l’etichetta con cui ti classificano nella loro mente è giusta e incontrovertibile. Incapaci di guardare oltre, perché chiusi nel loro piccolo mondo. Non li biasimo perché sono convinto che la loro è paura. Paura di scoprire che il loro mondo di certezze predefinite fatto di stereotipi possa crollare come un castello di carte.
Oggi è una giornata così! Tutte le giornate sono così…..


Alessandro Lemucchi ©

Il giullare

Nella scrittura mi diletto
delle parole non ho difetto
nella scelta sono incerto
del vocabolario il consiglio accetto
una rima una strofa e un sonetto
ecco fatto il poemetto
un mago una fatina e un folletto
una favola racconto
son giullare sempre pronto
le lacrime nascondo
frizzi e lazzi celano il tormento
dell’amore il fallimento
orsù con le ciancie di dolor
io vi annoio da voi mi congedo
o al patetico cedo
col liquor  
alla tristezza porrò rimedio.

Alessandro Lemucchi ©

lunedì 26 maggio 2014

Vanessa







Il vicolo era a malapena illuminato; soltanto un unico lampione, come un riflettore di teatro, proiettava il suo fascio di luce su Vanessa. Un palcoscenico che recitava l'ultimo atto di una commedia dal finale incerto: incerto, come i pensieri che affollavano la sua mente. Vanessa era fuggita via, come una ladra, dalla porta posteriore del locale alla moda di Beverly Hills. E dall'ennesima festa deludente. Prendendosi una tregua, nell'appoggiarsi al muro del vicolo, in modo innaturale. Voleva prendere fiato dalla vita, perché sentiva di aver oltrepassato il limite di sopportazione. La sua gamba tesa a spingere quei mattoni ruvidi, anneriti dallo smog; la testa riversa, i capelli in avanti coprendo il corpo scoperto dal soprabito. Sentiva il peso delle scelte sbagliate e malediceva il giorno in cui aveva conosciuto Alexander. Si proprio lui... lui che era stato l'artefice del suo successo. Da quell'incontro, lei vide la sua vita cambiare; divenne un'artista internazionale, amata e ammirata da tutti. La fama ha però il suo risvolto negativo: logora. Vanessa perse la sua vera e dignitosa essenza nel dare sempre il massimo. La sua anima fu svuotata, prosciugata dal potere e dal materialismo. Mai nessuno aveva compreso la sua fragilità di donna, anzi, invidiavano la sua prorompente personalità. Fermavano lo sguardo in superficie, e sulla maschera che esponeva in scena. Ma lei era molto altro.

Quando era arrivata a Los Angeles, aveva portato con sé i suoi sogni. Nata nel Texas, in mezzo ai cavalli, perché suo padre possedeva un ranch dove li allevava. Vanessa amava gli animali, in particolar modo i delfini, a cui ambiva nella dedizione quotidiana. Diceva sempre a tutti che sarebbe andata in California a studiare, dopo di che voleva nuotare con quegli splendidi mammiferi. E addirittura cavalcarli. Il padre avrebbe voluto che lei seguisse le sue orme, ma la lasciò inseguire i propri sogni. La sua dolce farfalla doveva volare. All'università incontrò Tania, con ben altri sogni, infatti, studiava cinematografia. Vanessa fu persuasa da Tania ad integrare allo studio un corso di recitazione. Fu un anno felice perché lo studio di biologia e il corso di recitazione la divertivano, rendendola solare e spensierata. A fine corso misero in scena una commedia di Shakespeare: "Sogno di una notte di mezza estate". Il regista le aveva affidato la parte di Titania, perché lei oltre ad essere bella, era anche molto brava. In tutte le cose che faceva, metteva l'anima. Alexander era un produttore emergente, sempre alla ricerca di nuovi talenti, nuove promesse da lanciare nel patinato mondo cinematografico. Frequentava locali, campus e qualsiasi altro posto in cui si recitava. In uno di questi ritrovi aveva sentito il regista, in preda ai fumi dell'alcol, si vantava di aver scoperto un talento nato. Uno di quelli che nasce una sola volta ogni generazione. Curioso e determinato, non volle farsi sfuggire l'occasione: andò alla rappresentazione teatrale. La recitazione di Vanessa lo lasciò estasiato. Da quel momento lei non ebbe più pace. Lui era un uomo affascinante, determinato e molto sicuro di sé. Iniziò a farle una corte spietata: fiori, regali, inviti a cena nei locali più esclusivi. Tania sua complice, gli fornì i particolari intimi della sua vita. E Alexander aveva capito dove far leva per attirare la sua attenzione. Riuscì persino a farla nuotare con i delfini: aveva realizzato il suo sogno. Con la sua parlantina coinvolgente e persuasiva, riuscì ben presto a conquistarla. Quell'uomo le dava sicurezza, sentendosi libera e ribelle, la forza di lui le dava coraggio . Dovuto anche al rapporto col padre, che l'aveva trattata sempre come una principessa.

Innamoratasi di Alexander, seguiva a lettera tutti i suoi consigli: il book fotografico che la vecchia Vanessa non avrebbe mai fatto, le prime pubblicità che svilivano il suo talento. Da ultimo suo film divenne il primo, per la mediocre critica ma con un successo strepitoso al botteghino, primo in classifica per diverse settimane. Era la consacrazione della Diva. Vanessa credeva nell'amore e pendeva dalle labbra di Alexander; ma per lui non erano gli stessi sentimenti. Era un manager che viveva per gli affari, considerando Vanessa soltanto un limone da spremere per trarne più profitto possibile. Vanessa veniva consumata dalla girandola dei party, dalle stressanti apparizioni, dalla cocaina che lui le offriva per non farla cadere nella stanchezza emotiva e fisica. Le sue ali di farfalla bruciarono come quelle di una falena troppo vicina a un lampione. Lui l'aveva manipolata a tal punto, che non ebbe più forza di reagire; sino a quella sera. Seduta nel privè, con la compagnia costante di Tana, a tirare coca e bere alcol, fino allo stordimento. Mentre Alexander se ne stava da un'altra parte, a trattare con probabili investitori; Vanessa su accorse che stavano parlando di lei. L'uomo con fare mellifluo, le andò vicino, iniziò a toccarla, a palparla. Sentì la rabbia crescerle dentro; come un tornado, furibonda, si alzò e prese a schiaffi Alexander. Gli sputò addosso tutto il veleno che ingoiava da anni. Prese il soprabito e mentre si accingeva ad andare via, prese una coppa di champagne e glie la versò addosso, dicendogli: " la mia dignità non è merce da vendere. Io avrò fatto anche scelte sbagliate, ma tu resti un fallito. Pur avendo il tuo cumulo di soldi, non potrai mai "comprare" la dolcezza che solo una donna sa dare. Io, dopotutto, resto sempre la bambina dei cavalli. Mentre tu, un lurido, sporco, misero uomo!” E scappò dalla porta posteriore. Vanessa amava quell'uomo... ma quando l'uomo che ami ti ferisce, tu lo ripaghi con tutto quello che, in piccole dosi, hai ingoiato amaramente per lunghi anni. Ora appoggiata a quel muro, avvertiva il respiro tornare alla normalità. Non sentiva più il peso sull'anima di quel macigno; si era ripresa ciò che, di più bello e prezioso, le apparteneva. La sua vita e la sua libertà. 



Alessandro Lemucchi ©


venerdì 9 maggio 2014

10.000 metri



Cisco, l'American Towers, il Golden Gate. Non ho mai passato un periodo più bello nella mia vita. Tutto ha avuto inizio da un veloce viaggio di lavoro ma, per uno scherzo del destino, sono rimasto sei mesi. Devo precisare che galeotto fu l'aereo. Avevo un posto in business class; era un volo notturno, ed ero solo nello scompartimento, ragion per cui venni coccolato dalla hostess. Sempre attenta e professionale, bellissima donna; parlava italiano con un accento molto sexy. Il volo non era dei più tranquilli: frequenti vuoti d'aria, mettevano a dura prova l'equilibrio di Liane. All’ennesimo vuoto, mi cadde addosso rovesciando il drink, imbrattando la camicia. Premurosa, si offrì di smacchiarla; la tolsi, mentre lei chiudeva la tenda. La situazione per me era comica, e nel vedere che la cosa mi divertiva. Liane si rinfrancò. Temeva che le facessi rapporto. Tra alti e bassi il volo procedeva; nell’attimo in cui mi porgeva la camicia, un altro vuoto la spinse contro di me, le labbra sulle mie. Presi la palla al balzo, premendo con impeto le mie contro le sue, pensando che tutto sommato mi sarei beccato un ceffone. Ma lei ricambiò e fu subito passione. Ebbi la sensazione di conoscerla da sempre: le nostre mani intrecciate, i corpi uniti, labbra che si cercavano mai sazie. Con i vuoti d'aria che aumentavano a dismisura il piacere. La caduta libera, con il vuoto che ti penetra dentro, era un'esperienza grandiosa, che io e Liane godemmo appieno. Tra di noi l'attrazione era tanta da indurmi a rimanere in città. Approfittando del brevetto di pilota che avevo, nei giorni liberi affittavamo un aereo per fare sesso tra le nuvole. I nostri amplessi erano sublimi, ogni volta sempre più coinvolgenti, sempre con qualcosa di nuovo da scoprire. Era la nostra droga. Non ho più fatto l'amore con tale ardore e passione; ma la sola passione non riesce ad alimentare l'amore. Così quella storia finì come era cominciata. In un vuoto d'aria e con un vuoto nel cuore.




(Viaggi nell'immaginario)


Alessandro Lemucchi ©


Tutti i diritti riservati
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

mercoledì 7 maggio 2014

L'estate sta finendo

L'estate sta finendo, recitano i versi di una canzone, la spiaggia è più silenziosa ed è l'ideale per le mie passeggiate, ma non sono l'unico ad amare la tranquillità.
Avevo notato una donna che, come me amava la pace: se ne stava li seduta sulla sabbia a leggere un libro.
Una mattina le feci un cenno di saluto e lei ricambio sorridendo: nei giorni seguenti, avemmo lunghe chiacchierate. Era una donna fantastica, oltre ad essere bella, era colta e intelligente: con lei si poteva affrontare qualunque argomento.
Una sera la invitai a cena, aveva un’eleganza innata sia nel vestire, sia nelle movenze: delicate ma con un pizzico di malizia. Mi ricordava Agnes, la protagonista di un romanzo di Milan Kundera: l’immortalità.
All'inizio i nostri incontri, erano fatti d’innocenti passeggiate per ammirare mano nella mano un tramonto, ma una sera mi chiese di restare da lei. Ero impaurito perché non volevo rovinare quell'amore semplice, che ricordava quello degli adolescenti, che si avvicinano titubanti alle pulsioni che si scatenano nei loro corpi. Purtroppo quei tempi per noi erano passati da un pezzo: la nostra era, una relazione complicata, c’eravamo avvicinati, perché le nostre rispettive storie erano agli sgoccioli, tirate avanti solo per abitudine.
 In quella stanza c'erano tutte le nostre aspettative, fermi al centro non sapevamo cosa fare, mi feci coraggio e presi il suo viso tra le mani, lei tremava non che avesse paura: mi aveva confidato, che oltre a suo marito, non aveva mai avuto altri uomini. Con delicatezza sbottonai la camicetta di raso: la pelle era vellutata la baciai delicatamente le mie mani scorrevano sulla schiena, feci saltare la chiusura del reggiseno, era perfetta.
Miei Dei cosa avevo fatto per aver accanto questa donna meravigliosa, continuai a baciarla. Eccitata, in preda ad una passione a lungo repressa, strappo via la mia camicia: esplorando ogni centimetro del mio corpo, mi baciava e mi mordeva. Il desiderio aumentava, gli ultimi vestiti caddero, avvolti nel vortice della più sfrenata lussuria, viaggiavamo verso lidi sconosciuti e al culmine del piacere, sentii le nostre anime che si univano: vibravano all'unisono e la melodia era paragonabile al crescendo di violini della primavera di Vivaldi. Stanchi ma felici e appagati ci guardammo negli occhi e capimmo che da quel momento non ci sarebbero stati più ostacoli al nostro amore, lo avremmo vissuto giorno dopo giorno , assaporandone ogni attimo come se fosse l'ultimo.

Alessandro Lemucchi ©
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Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

sabato 29 marzo 2014

E' dunque questa la morte

Le tempie incanutite
nel silenzio la folta chioma
ha solo bianche striature ingiallite
incatenate a un esistenza monocroma
fremono le membra indebolite.
Giorni immutabili
il tempo scorre tiranno
affossa speranze defili
di sogni che sole  non avranno.
Un pensier m’assale
ribelle e scalpitante
avanza irrazionale
luce accecante
della memoria antica s’avvale.
È questa dunque la morte
per quanto si cerchi con insistenza
è sempre Lei a decidere la sorte.
Arcano il suo disegno
disseminato di sentieri contorti
a cui senza capir non mi rassegno
i suoi insegnamenti voglio assorti
per trarre risposte cui abbisogno.
Tre volte ha rimandato
il fatale incontro
a dubbio atroce fui condannato
della solitudine ho fatto antro.
A scontar di vite passate le malefatte
vuole ancor su questa terra io sia
all'alma
 l’immonde azioni detratte
al fin dell’universo comprender poesia.

Alessandro Lemucchi ©
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Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

giovedì 27 marzo 2014

Il nettare di Odino

Quando il seme infuso
dal putto alato
all'odio è consacrato
è il cor di fiele effuso.
Come erba maligna
rabbia e rancore
nella mente alligna
di turpi pensieri evocatore.
L’alma del dolce sentimento defraudata
senza respiro alcuno
da lame di fuoco è trucidata
e fede non avrà più pe veruno.
Nel sacro nettare di Odino
affoga la disperazione
sperando i calici il dolor avvezzino
e dal liquido ambrato cerca alienazione.
A Cronos che tutto ingoia
del tormento faccia suo pasto
affinché l’essere non muoia
all'astio
nuovo amor opposto.

Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

giovedì 20 marzo 2014

Epitaffio

Libero lo spirto aleggia
della corporea catena privo
simil a spettator nella loggia
all’ignara mente epitaffio iscrivo.
Scellerata fu la vita
dall'altrui pensier giudicata
che dell’idea sua non avean percetto
pe la diversitade d’intelletto.
L’amor gentil egli bramava
la sorte pe deletto donna infida
al fianco pose
che nella mente e nel cor arida
sentimento falso corrispose
e nel sacro vincolo impalmava.
Falcone schiavo in gabbia
all'ordine suo confacea
preda inerme della fobia dell’ubbia.
L’essenza ribelle
al fin premea
dal giogo svelle
e l’aurea di novello ardor rilucea.
È di questa rimembranza
alle generazioni future voglio lasciare
affinché non abbiano a sopportare
pena pe l’altrui ignoranza.

Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati

Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

mercoledì 19 marzo 2014

Emozioni

Emozione infinita,
voce soave portata
dal vento,
ascolto in silenzio,
le dolci parole.
Note melodiose,
canto d’amore.
Unica voce
ascoltata dal cuore.
Amore mi dice,
sfrenato il battito,
impazza al dolce
gorgheggio dell’allegrezza.
Sogno reale, emozione infinita,
l’anima sorge,
rinata all'amore,
fuoco di eterna passione
divampa.


Alessandro Lemucchi ©
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Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.


L'unico

Realtà del sogno
occhi chiusi,
libera si libra la mente
vaga oltre l'infinito
alla ricerca di una dimensione,
per l’anima.
L’amore infiamma il cuore
essenza unica della vita,
come la stella nana
che vive all'ombra
di una gigante rossa.
L’anima piccola luce,
inizia il viaggio tra mille
altre piccole stelle,
un richiamo intenso
la spinge,
insaziabile sete
appagata solo dall'incontro,
della sua gemella.
L’universo s'infiamma,
i corpi s’incontrano.
Fluttuanti nell'universo
si toccano si carezzano,
si dissetano alla fonte
primordiale dell’amore.
E nuova sorgente di luce
nasce
stella pulsar
fissata nel manto
trapuntato dell’universo.
Eterna testimone
di quell'unico magico incontro,

Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati

Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.


martedì 18 marzo 2014

La rotta dell'esistenza


Non imploravo null'altro, 

solo un po’ d’amore.

La vela è alzata,

la meta è lontana.

Il grande oceano dell’esistenza

ora placido, ora ruggente.

Spettator silente

correnti avverse

alla traversata pone.

Il timone fisso sulla rotta

la mano leggera lo carezza,

attenta a ogni tremito

a ogni palpito di cuore.

Una melodia dispersa nel vento

un canto lontano,

richiamo incantatore m’attrae.

Novello Diogene cerco

l’altra metà dell’anima

rubata all'inizio dei tempi

da Zeus invidioso

della perfezione umana.

Struggente desiderio il mio,

Eros mosso a compassione

incrocia le rotte

uno sguardo fugace

e sinfonia d’amore esplode.

Mille stelle l’universo crea

per consacrare all'eternità

l’unione ritrovata.


Alessandro Lemucchi ©

Tutti i diritti riservati


Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

lunedì 17 marzo 2014

Il bacio

Cosa darei per un bacio,
la sensazione leggera e fugace,
del tremito delle labbra
che si sfiorano,
con l’intento di conoscersi e,
quel brivido intenso
che attraversa la schiena,
ed arriva al cervello e,
ad ogni altalena cresce e
si trasforma
quando spinti dal desiderio
le bocche premono
con forza e voluttà,
mentre le lingue
s’insinuano
si cercano
si bramano
in un interminabile duello.
Nella mente il brivido
esplode in un piacere intenso,
che il corpo  pervade.
Cosa darei per un bacio.

Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati

Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.