Le tempie incanutite
nel silenzio la folta chioma
ha solo bianche striature ingiallite
fremono le membra indebolite.
Giorni immutabili
il tempo scorre tiranno
affossa speranze defili
di sogni che sole
non avranno.
Un pensier m’assale
ribelle e scalpitante
avanza irrazionale
luce accecante
della memoria antica s’avvale.
È questa dunque la morte
per quanto si cerchi con insistenza
è sempre Lei a decidere la sorte.
Arcano il suo disegno
disseminato di sentieri contorti
a cui senza capir non mi rassegno
i suoi insegnamenti voglio assorti
per trarre risposte cui abbisogno.
Tre volte ha rimandato
il fatale incontro
a dubbio atroce fui condannato
della solitudine ho fatto antro.
A scontar di vite passate le malefatte
vuole ancor su questa terra io sia
e all'alma
l’immonde azioni detratte
al fin dell’universo comprender poesia.
Alessandro Lemucchi ©
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