sabato 14 febbraio 2015

L' Amore è...

Amore è fantasia e passione

Amore è seguire il volo di una farfalla,
con gli occhi di un bambino
Amore è lanciarsi con il paracadute
sicuro di planare tra le braccia di chi ti ama
Amore è una corsa contro il tempo
vivendo ogni attimo al massimo
Amore è immergersi completamente nella passione,
lasciando che sia essa a guidarti
Amore è un uragano di emozioni
che impazzano nella mente
Amore è perdersi nello sguardo della compagna
Amore è lasciarsi andare senza remore
Amore è guardare sempre colei che ti sta vicino
come se fosse la prima volta
amore è il fuoco che brucia nelle vene
Amore è il limite che l'infinito non oltrepassa

Nota dell'autore: Ogni giorno deve essere un San Valentino...


Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

giovedì 12 febbraio 2015

Vita spezzata

Non c’è amore nei suoi occhi
troppe sere sprecate
lungo una strada
che non porta in nessun posto.
Il freddo della notte
non la tocca
il suo cuore è gelido
senza emozioni.
Troppo presto è divenuta donna
nel modo più atroce e disumano.
Al posto  di carezze
calci e pugni.
Notte dopo notte concede
un pezzo della sua anima.
Scambiato per un effimero
breve viaggio nell'oblio.
Alla fine si ritrova
sempre su quella strada
in cerca di un altro uomo
che le deturpa l’anima.
Non piange
non impreca
è solo morta dentro.

Nota dell'autore:
Ho esplorato il dolore sulla mia pelle ed è per questo che riesco a calarmi in quello che attanaglia il mondo.

Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.


domenica 8 febbraio 2015

Prima volta di un adolescente (Viaggi nell'immaginario)


In una delle mie passeggiate serali, sono arrivato al Pincio, cercando ristoro nella fresca brezza del ponentino. Dopo una giornata afosa, mi siedo come al solito su una panchina, e guardo intorno. La mia attenzione è catturata da una coppia di ragazzi appoggiati alla balaustra di marmo. Si scambiano effusioni d’amore, contornati dal bellissimo tramonto di Roma, meravigliosa nella luce velata della sera. Chissà quale sarà la loro storia?

Li osservo e la mia mente torna indietro negli anni: c’ero io al posto dei ragazzi e lei si chiamava Sonia. Aveva un po’ di anni più di me; io avevo appena diciotto anni e quella con lei è stata la mia prima vera storia d'amore.

Era molto bella la mia donna, con la presunzione della gioventù la chiamavo così. Aveva i capelli rossi, gli occhi verdi ed era dolcissima con i suoi vezzi. L’amavo di un amore incondizionato e, ahimè, possessivo; ricordo che quando non ero in sua compagnia, mi sentivo incompleto. È stata lei a insegnarmi cosa vuol dire amare. A quei tempi ero timido, le ragazze della mia età neanche mi vedevano; impacciato e goffo com’ero. Poi... d’improvviso, come un sogno che si avvera: ecco lei, la luce dei miei occhi, ed io mi ritrovo in una tempesta ormonale e allo stesso tempo tutti i tormenti adolescenziali si placano.

La conobbi in ospedale; era la mia fisioterapista. Un ginocchio rotto mi aveva costretto a letto per parecchio tempo. Era dolce e adorabile. Nelle nostre sedute giornaliere parlavamo di tutto, ed io dimenticavo il dolore. Si confidava con me raccontandomi le sue delusioni d’amore; anch’io le raccontavo delle mie tristezze, degli amori non corrisposti. E lei si domandava il perché non avessi una ragazza, visto che ero un bel ragazzo.  Lei aveva capito la mia indole romantica e che mi sentivo un po’ anacronistico per quei tempi con il modo peculiare di concepire l’amore. Io leggevo i classici del romanticismo da Byron a Prevert, che maggior parte dei miei coetanei odiava. Tuttavia a me piaceva sognare ed ero sempre con la testa fra le nuvole. Quello che io vedevo come un difetto lei lo considerava un pregio. Mi reputava più maturo rispetto alla mia età anagrafica, cosa che mi innalzò al settimo cielo,  perché finalmente avevo trovato qualcuno che mi comprendesse, capace di guardare oltre, sino al punto di carpire il mio “Io”. Me ne innamorai, nonostante temessi che,non avrebbe corrisposto il mio amore, malgrado la considerassi diversa dalle altre donne. Ricordo con tenerezza, il nostro primo bacio... è ancora stampato nella mia mente. Impaurito per un suo rifiuto, avvicinai la mia bocca alla sua, mentre l'adrenalina saliva, trafiggendomi il cuore. Lei ricambiò, e da quell'istante non ci lasciammo più. Abbandonai la mia casa, dove vivevo con i genitori, trasferendomi nel suo appartamento. Il tempo passava e noi eravamo innamorati come il primo giorno.

Una mia folle idea rovinò tutto: le chiesi di sposarmi. Come se il matrimonio fosse più importante nella nostra storia... ma non era così. L’importante eravamo noi con quello che vivevamo giorno per giorno: il nostro amore. Io la volevo legare... ma non si può legare il vento. Ecco cos’era lei: una ventata di puro amore donatomi senza condizionamenti. Tentai di rimediare alla mia avventatezza, in tutti i modi. Ma ormai qualcosa si era incrinato; lei non sopportava di essere stata la causa della rottura tra me e miei.  Si poneva delle domande in risposta ai suoi sensi di colpa. Un giorno, una lettera sul tavolo pose fine alla storia. La logica e la razionalità avevano preso il sopravvento in lei e con meticolosità me ne spiegava i motivi; per noi due non ci sarebbe stato futuro. Dieci anni di differenza erano tanti per lei, con l’avanzamento del tempo verso la maturità ne avremmo avuto la conferma. Adesso mi piace pensare, che quella fu una decisione combattuta. Leggere quelle parole su un semplice foglio di carta, fu un colpo per me. Era stato l’anno più bello della mia giovane età, ma come tutte le cose belle, non esisteva più. Non la cercai e la odiai per molto tempo. Il mio cuore era in mille pezzi; impiegai molto tempo per racimolarli tutti. Il tempo correva e, sembrerà strano, piano piano l'odio si trasformò nuovamente in amore. Era particolare: un misto di gratitudine e amore per un ricordo. È stata lei a farmi diventare l'uomo, che sono oggi, tirando fuori la mia sensibilità senza provare vergogna. Insegnandomi l’arte dell’amore. La donna è una splendida creatura; capace di forgiare il carattere di un giovane uomo. Io mi sono innamorato, sposato e infine separato: ho due figli meravigliosi di cui ne sono orgoglioso. Ho combattuto per il mio rapporto, ma in ultimo ho saputo lasciare andare, tenendomi solo i ricordi. Se non avessi conosciuto Sonia, adesso sarei un uomo pieno di odio e rancore; oltre a conoscere l’amore, con lei mi ho imparato a viverlo, esternandolo privo di  remore e condizionamenti. Perché un amore, anche se termina, lascia un’impronta nel cuore... e se guardo bene, mi ha regalato la gioia di vivere. Sono trascorsi quarant’anni... e non mi ha mai lasciato il pensiero che Sonia sia stata la persona più importante della mia vita.



Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.

domenica 1 febbraio 2015

Un sogno in sospeso

Un sogno in sospeso, una donna, un ricordo. Nella mia vita ho sempre fatto l'assistente. I miei datori di lavoro erano quasi sempre architetti; il mio lavoro consisteva nel dare vita al loro estro, realizzando i loro progetti. Ho accennato di un donna! Sì una donna magnifica, valente professionista. Bella, capelli neri lisci, occhi che ricordavano il mare. Aveva la mia stessa età; scherzando mi chiamava il suo geometra personale. Ricordo, sentendone ancor oggi l’emozione, tutte le ore passate insieme, a lavorare a fianco a fianco. L’intesa era fantastica, riuscivo a intuire le sue idee e a dargli vita ancor prima che lei esponesse. Aveva un entusiasmo contagioso; le nostre giornate di lavoro si allungarono e oltre alle idee, sentivo i suoi malesseri. Sapevo da dove scaturivano. Era nata in una famiglia agiata, e anche se sembrerà un discorso di altri tempi; aveva sposato un uomo impostole dal padre. Molto più grande di lei, era geloso e non sopportava la sua indipendenza. Lei era uno spirito libero, e la sua condizione di prigionia la faceva star male. Non era libera di esprimersi come avrebbe voluto. Pian piano il nostro rapporto cambiò. Una sera mentre eravamo intenti a progettare un giardino, fu talmente entusiasta di una mia idea, che presa dalla foga mi baciò sulla bocca. I minuti che seguirono furono interminabili, ci guardavamo leggendoci nell'anima. Il sentimento prorompente che era nato traspariva dai nostri occhi. Nei giorni seguenti non ci parlammo. Io avevo paura che nel dire qualcosa tutto sarebbe svanito in una bolla di sapone. Passarono settimane, sentivo che era combattuta anch'io lo ero. Una sera mi chiese di accompagnarla a un evento mondano; era felice di avermi al suo fianco, una luce nei suoi occhi, mi disse che quella sera sarebbe stata speciale. Alla fine della serata mi portò a casa sua, il marito era all'estero, il nostro amore a lungo represso prese una vita propria. Avevo la sensazione di conoscere il suo corpo da sempre. Libera dai sensi di colpa, gemeva a ogni mio tocco. Viveva l'amore come doveva essere vissuto, in piena libertà e non per dovere. Le nostre bocche si cercarono, unendosi in un bacio liberatorio, intenso. In quell'attimo l'amore raggiunse l'estasi. Ho parlato di rimpianto perché, dopo alcuni mesi, libera dal marito, il lavoro la portò a stabilirsi all'estero. Lei pianse, si disperò, quando alla sua richiesta di seguirla, dissi di no. Avevo un bambino che amavo. Non potevo abbandonarlo. Ancor oggi, mi domando come sarebbe finita la nostra storia... questo è il mio rimpianto. 


(Viaggi nell'immaginario) 

Condividi questa frase:
Alessandro Lemucchi ©
Tutti i diritti riservati

Pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.